Turismo, Fi smonta l’entusiasmo del sindaco

MANTOVA Se è vero che Mantova risulta essere la città con la maggior crescita turistica, in termini percentuali, della Lombardia dal 2013 ad oggi (+35%), altrettanto vero è che la permanenza media (1,73 gg) è in continuo e costante calo dal 2012. Questa la sintesi stilata dal capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale  Pier Luigi Baschieri, la cui lettura dei dati diramati dalla Provincia indurrebbero a smorzare gli entusiasmi del sindaco  Mattia Palazzi, che vede invece nella sua “nuova Mantova” i segnali di una svolta.
Nonostante l’aumento degli arrivi sia un segnale sicuramente positivo (126.414 nel 2018), «tutto ciò dimostra che il turismo nella nostra città è sempre più “mordi e fuggi”. Non siamo capaci di catturare e di far soggiornare i visitatori nella nostra splendida città, visitabile in una sola giornata o perfino in qualche ora come sostiene l’istituto Polis della Regione Lombardia. In questo modo non si crea quell’indotto economico tanto atteso dagli imprenditori e dai commercianti che nel turismo vedono un’entrata compensativa dei cali dei consumi dei mantovani».
Sono i numeri, prosegue il capogruppo azzurro, a spiegarci la motivazione: un turista su due proviene dalle regioni limitrofe (Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna) «alimentando quello che è il cosiddetto turismo di prossimità. Innegabile il fatto che i turisti preferiscono sempre più vacanze brevi e ripetute nel corso dell’anno, ma le statistiche palesano che dietro i proclami trionfalistici in materia di turismo da parte di questa amministrazione di centrosinistra, ci siano le consuete lacune di una città che non è in grado di sviluppare politiche turistiche per 365 giorni all’anno».
E i primi a storcere il naso sarebbero gli stessi imprenditori del sistema turistico «che lamentano un’occupazione dei posti letto durante l’intero anno solare ben al di sotto della media delle restanti città d’arte (oltre il 40%) e flussi turistici altalenanti. Palazzi dovrebbe andare oltre ai dati forniti dell’Istat e osare di più».