AmaDeus ex Mantova. Con il Quartetto Noûs splende l’istinto cameristico del giovanissimo Mozart

MANTOVA  La prodigiosa precocità artistica di Wolfgang Amadeus Mozart è stata il punto focale della rassegna AmaDeus ex Mantova che, con una serie di avvincenti appuntamenti, ha giustamente celebrato il 250° anniversario del soggiorno mantovano del genio di Salisburgo, accompagnato dal padre Leopold. Quel lungo viaggio in Italia del 1770 fu l’occasione per far conoscere le sue doti di fenomenale strumentista, straordinariamente creativo e già abile compositore, ma anche per la sua altrettanto precoce maturazione, alimentata da una rara capacità di assorbire gli stimoli e gli insegnamenti propostigli dal contatto con la realtà musicale italiana. Qualità che ebbe l’opportunità di esibire nel corso della storica Accademia del 16 gennaio 1770, ottimamente rievocata in questi giorni nello stesso Teatro Bibiena, che hanno trovato un altro prezioso momento di conferma sabato pomeriggio a Palazzo d’Arco. Affidata alle eccellenti interpretazioni del Quartetto Noûs, qui l’attenzione si è focalizzata su un aspetto del camerismo mozartiano che ha alle sue origini proprio quel viaggio di cui Mantova fu una tappa importante. Il Quartetto per archi n. 1 in sol maggiore K 80, scritto di getto in una locanda di Lodi il 15 marzo 1770, come si legge sull’autografo, è il primo composto da Mozart e la magistrale interpretazione del Quartetto Noûs ha saputo mettere in luce l’esito della rapida assimilazione da parte del giovanissimo Amadeus della conoscenza delle strutture formali entro cui sviluppare la sua innata eleganza melodica e una già definita capacità di far dialogare gli strumenti. E’ del 1772 il successivo Quartetto per archi n. 3 in sol maggiore, K1 156 eseguito dal Quartetto Noûs e fa parte dei sei Quartetti detti “milanesi” scritti da Mozart non ancora diciassettenne nel capoluogo lombardo durante il suo secondo viaggio italiano. Composizione in cui appare evidente l’incidenza del gusto italiano, la destinazione al piacevole intrattenimento, ma anche l’impronta autenticamente personale di Mozart: opera di grande fascino di cui Tiziano Baviera, violino, Alberto Franchin, violino, Sara Dambruoso, viola, e Tommaso Tesini, violoncello, hanno offerto un’interpretazione intensa, espressiva e particolarmente accurata nella sinergia espressiva. Meritatissimi gli entusiastici applausi del pubblico, ulteriormente gratificato dall’esecuzione, fuori programma, della seconda versione dell’Adagio, ripensamento dello stesso Mozart, e la ripetizione del Presto dal Quartetto K 156. (gmp)