Weekend con il pienone, boccata d’ossigeno per i ristoranti

MANTOVA

Finalmente, dopo tanto tempo, è arrivato il primo weekend in cui ci siamo potuti sedere a tavola nei ristoranti, farsi servire da personale addetto, e abbiamo così riassaporato il gusto della buona cucina e del piacere della convivialità così tanto importante in un momento come questo, fatto di privazioni e caratterizzato da estrema rigidità per via di tutte le norme anti-covid da rispettare.

«Dopo tre mesi di stop, – a parte quella decina di giorni risicati delle pre-festività natalizie – abbiamo potuto riaprire seppur in regime ridotto e solamente a mezzogiorno» spiega Niccolò Giovacchini dell’Osteria del Campione, c.so Umberto I. «Tutte le volte che ho riaperto dopo i vari fermi, ho riscontrato sempre da parte della clientela una risposta entusiasta, una presenza massiccia di persone desiderose di tornare alle abitudini di sempre».

Grazie al passaggio in zona gialla, che prevede la possibilità di muoversi tra le varie provincie, c’è chi, come Vanni Righi, titolare dello Scalco Grosso, ha rilevato anche la presenza di diversi turisti provenienti dalle provincie limitrofe. «È andata molto bene questo fine settimana e c’è stato anche un po’ di turismo interno che sinceramente non mi aspettavo. Gente che è venuta da Bergamo, Milano, Lecco, per farsi un giro in città e assaporare la nostra cucina. Siamo contenti per questa rinnovata fiducia che ci viene accordata dai clienti, sempre desiderosi di riaprirsi alla socializzazione», dichiara ancora Righi, il quale prosegue spiegando che a detta sua «il problema non sta tanto nel settore della ristorazione quanto nei trasporti. L’aumento o la discesa dei contagi non dipende dalla riapertura o chiusura dei locali, quanto piuttosto dalle situazioni in cui non si riesce a evitare affollamento e assembramenti».

Sempre in città, Massimo Bitti, proprietario dello storico ristorante di Piazza Erbe, Il Grifone Bianco, è concorde nell’attestare la risposta molto positiva ed entusiasta da parte della clientela rispetto alla riapertura dei locali e al contempo pone l’accento sulla «voglia della gente di essere servita, oltre che di mangiare bene. Secondo me non se ne poteva più di dover comunque preparare cena e pranzo, occuparsi di mettere in tavola per tutti, tutti i giorni; ho notato chiaramente che si assapora molto la qualità dei nostri servizi, sia del ristorante che del bar». Bitti parla in questo senso di “locale del cuore”, volendo intendere con ciò il luogo dove il cliente affezionato può ritrovare l’afflato domestico se pur all’interno di un ambiente curato nei particolari e raffinato nel gusto.

Dello stesso parere, in termini di boom di presenze, è Romana Donatelli, una delle titolari della Trattoria Donatelli di Canedole. «Con tutta la gente che ha chiamato ci sarebbe servito un altro ristorante; abbiamo dovuto contingentare i posti per via delle restrizioni anti-covid e non siamo riusciti purtroppo ad accontentare tutti. Prima potevamo ospitare fino a 120 persone ora ci siamo dovuti limitare a un’ottantina di coperti. Inoltre, adesso si possono sedere al massimo 4 persone per tavolo, a meno che non si tratti di un unico nucleo famigliare. In quel caso i clienti, sotto la loro responsabilità, firmano un documento redatto da noi dove dichiarano di essere un’unica famiglia». Il servizio di asporto è continuato durante la chiusura e continua anche ora, tanto è vero che «oggi stesso entro le 12 abbiamo servito numerosi clienti in questa modalità. Anche se con il take away il guadagno è relativo» conclude la Donatelli « questo ci è servito a mantenere la fidelizzazione con i clienti e l’affettività che ci dimostrano».

A Castel d’Ario il ristorante Stazione, dopo tre mesi di chiusura, ha riaperto mercoledì e conferma attraverso le parole di Beatrice Rasori, «una risposta positiva, specialmente nel fine settimana e nella giornata di domenica». Per quanto riguarda il comportamento dei clienti all’interno del locale, Beatrice – che è proprio all’ingresso e alla cassa – riferisce che «a differenza della prima riapertura di maggio, i clienti si sono attenuti più scrupolosamente alle regole imposte e hanno manifestato migliore attenzione e sensibilità».

Nonostante la possibilità dell’apertura con le limitazioni dette, alcuni ristoratori hanno preferito rimanere chiusi, come per esempio la taverna Cinquecento o il ristorante-pizzeria MaDai, di via Accademia. Il suo titolare, Pierluigi Traversi ci dichiara che spera «di poter aprire entro il mese ma le condizioni della loro attività non consentono più altre chiusure a singhiozzo».

Barbara Barison