Trent’anni de La Voce alla Postumia: Sallusti racconta il Bulbarelli e rilancia la partnership Voce-Giornale

MANTOVA – Una serata speciale per la Voce di Mantova che ha festeggiato i trent’anni e per tutti coloro i quali hanno partecipato alla prima edizione del Premio Rino Bulbarelli ospitato alla Rocca Palatina di Gazoldo, sede della Postumia.
A fare gli onori di casa, Nanni Rossi, ambasciatore del savoir faire in fatto di accoglienza, e gran cerimoniere di questo pomeriggio che rimarrà nella storia come debutto del Premio Rino Bulbarelli e come traguardo trentennale per la Voce di Mantova. Tante le autorità che hanno risposto all’invito e grande partecipazione da parte degli ospiti, nonostante la defezione di uno dei premiati, Giordano Bruno Guerri, bloccato a casa per una improvvisa malattia. A tenere banco, quindi, il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, che ha ricevuto il premio dalle mani dei figli di Rino, Paola ed Auro. Dopo una più che esauriente introduzione del direttore della Voce Alessio Tarpini, dell’amministratore delegato Maurizio Pellegrini e dell’ex direttore Davide Mattellini, impeccabile tessitore della giornata, la direttrice artistica del Vittoriale, Viola Costa, ha raccontato la sua esperienza a Gardone e ha magnificato il lavoro del direttore Bruno Guerri “uno che non è solo direttore, ma è anche imprenditore”. Già, perchè i numeri del Vittoriale sono cresciuti in maniera esponenziale e questo reggendosi economicamente sulle proprie gambe. smarcandosi dallo Stato. “Quando Giordano arrivò al Vittoriale ci disse di omaggiare D’Annunzio con ciò che ci fa sentire liberi”. Applausi.
Il pomeriggio è stato rallegrato dagli intermezzi musicali della pianista Samanta Chieffallo. Aprendo il libro dei ricordi, un grande Sallusti ricorda la prima volta che incontrò proprio Rino Bulbarelli. “Appuntamento in piazza Sordello alle 8 del mattino, io, allora vice direttore del secondo giornale di Como, arrivai alle 6,30 per non essere in ritardo. Lui, Rino, arrivò a bordo di una Porsche nera e ne rimasi talmente affascinato che mi ripromisi di comprarne una quando anch’io fossi diventato direttore. Lui voleva propormi la direzione di una Gazzetta di Carpi, ma io feci l’errore di chiedergli se davvero conoscesse Fausto Coppi: parlammo un’ora e mezza di ciclismo e dopo non ci ricordammo nemmeno il motivo per cui ci eravamo incontrati. Al di là di questo, trent’anni più tardi, quando diventai direttore la prima cosa che feci fu comprare una Porsche: appena uscito dalla concessionaria pensai a Rino e al traguardo tagliato”. Ma Sallusti non è stato solo aneddoti e racconti, anzi: il direttore del Giornale ha ammesso di sentirsi quasi a disagio per questo premio. “Io sono un modesto artigiano, che ha avuto molta fortuna nella vita. Rino e Giordano sono personaggi eccezionali e per me è un onore”.
E poi il direttore ha analizzato il momento difficile dell’editoria: “I giornali vendono poche centinaia di migliaia di copie, i talk show televisivi raggiungono milioni di persone, i social invece fanno presa su decine di milioni di persone. Va comunque evidenziato che ciò di cui si parla sui social è quello che detta la carta stampata. lo vado in televisione perché lavoro in un giornale ed il dibattito fa sempre riferimento alle notizie della carta stampata. Tutto parte dalla carta stampata. Oggi non abbiamo grandi risposte dalla vendita delle copie e di conseguenza mancano i soldi. Ma il ruolo è identico. Dobbiamo tracciare la rotta perché è lì che si nasconde la vera libertà. Devono esistere giornali di destra o di sinistra, non c’è un giornale super partes visto che nemmeno l’uomo lo è. C’è bisogno di conservare un’identità e di preservare la libertà. Perchè gli inserzionisti credono ancora nella carta stampata? Credo che se un imprenditore investe nella carta stampata finanzia delle idee. Se i gruppi imprenditoriali smettono di fare pubblicità, i giornali muoiono e così muoiono anche le idee. Attraverso la pubblicità, l’imprenditore sostiene un’idea di Paese, che gli permette di fare il suo mestiere. C’è preoccupazione per il futuro, ma molte cose stanno venendo al pettine. In tempi brevi sono convinto che il web diventerà un posto sicuro per l’informazione, oggi invece è come giocare alla roulette, I ragazzi si stanno facendo del male e quindi è bene sapere che cosa si nasconde dietro le pieghe oscure del web. Però, per fortuna, finché ci sono persone come voi della Voce che avete la forza di festeggiare uno storico traguardo significa che il Paese è in buone mani”. A chiudere la giornata ci hanno pensato i figli di Bulbarelli, Paola ed Auro. Lei ha raccontato l’esperienza di figlia di un direttore di giornale “noi arrivavamo dopo, prima il lavoro e il giornale, che era la sua vita. Una città come Mantova che può vantare due giornali significa che è una buona terra. Vero, davano pochi mesi alla Voce e quindi grazie a chi crede in questi ragazzi e a chi lo legge, grazie a chi ci lavora e sappiate che questi sono i vostri primi trent’anni”.