Il sindaco Palazzi al Foglio: “Il Pd si dimentica degli amministratori”

MANTOVA –  In una lunga intervista rilasciata al quotidiano Il Foglio il sindaco Mattia Palazzi ha parlato dell’ipotesi sul terzo mandato. “Siamo proprio un paese al contrario – ha detto -. Quando i cittadini possono liberamente decidere, come per sindaci e governatori, mettiamo un limite al numero di mandati. Se invece il ruolo dipende dalle segreterie dei partiti, dove di fatto gli elettori non possono esprimersi, i limiti non esistono. Occorre ripristinare a ogni livello il rapporto diretto e vero tra eletti ed elettori”. Parlando con il Foglio, mette in fila tutte le contraddizioni sul tema, a partire da quelle che interessano il suo partito. “Ritengo che il Pd, come forza nazionale, non possa non avere una posizione politica chiara. Da anni qualcuno si è dimenticato la nostra storia e il nostro presente, fatto di amministratori validi, apprezzati e votati nei territori e nelle città”. Ma, puntualizza il sindaco, “le incongruenze riguardano anche gli altri partiti, la Lega per esempio. Tutta la politica. Come si fa a non vedere che in questo paese c’è di fatto una sorta di blocco nazionale di tutti i partiti verso gli amministratori? I miei colleghi, i sindaci dem, una posizione ce l’hanno chiara. La proposta dei sindaci è togliere ogni limite o quanto meno arrivare al terzo mandato. E’ la stessa tesi sostenuta all’unanimità dall’Anci, proposta anche dal presidente Decaro. Ricordo poi che in Europa uno sbarramento del genere esiste solo in Portogallo, ma si arriva comunque a tre elezioni, e poi in Polonia. E’ la dimostrazione dell’anomalia italiana. Intanto qualcosa si muove. E al governo studiano una nuova norma per andare incontro alle richieste che arrivano in maniera bipartisan. “Secondo i rumors la proposta sarebbe quella di inserire la possibilità del terzo mandato nei comuni fino a 15 mila abitanti. Ma è comunque un’idea senza senso. La differenziazione tra comuni sopra e sotto i 15 mila è una forzatura istituzionale, che finisce per creare disparità di trattamento tra gli elettori. E’ oggettivamente inaccettabile”.