Nessuno appiccò il fuoco alla Sev. S’indaga per incendio colposo

La colonna di fumo nero aveva tenuto per giorni in ansia

ROVERBELLA/POVEGLIANO L’incendio che il 15 aprile del 2018 si propagò al capannone della Sev di Povegliano (Vr), tanto da essere visibile fino a Mantova (la colonna di fumo nero aveva tenuto per giorni in ansia almeno 100mila abitanti, spalmati su un’area vastissima che arrivava fino a Roverbella, Castelbelforte e Porto Mantovano), non fu di origine dolosa. Lo ha stabilito l’inchiesta del sostituto procuratore  Beatrice Zanotti  dopo aver visionato tutti gli atti d’investigazione forniti da vigili del fuoco, carabinieri e tecnici dell’Arpav, la quale adesso si sta muovendo per capire se ci furono responsabilità colpose, come negligenze o comportamenti che hanno a che fare con la prevenzione e che avrebbero quindi favorito l’incenerimento della grossa sede dell’azienda sita nella zona industriale di Povegliano che si occupa della gestione dei rifiuti. Furono infatti i rifiuti stipati dentro i capannoni a generare il pauroso rogo, attraverso il fenomeno dell’autocombustione. In primis il magistrato vuole sapere se era in funzione un impianto dall’allarme in grado di dare tempestivamente il segnale del principio d’incendio nella struttura per evitare che le fiamme divampassero, avvolgendo l’intero impianto. L’incarico è stato affidato a un consulente esterno. Resta infine da chiarire se i rifiuti che hanno innescato l’incendio potevano stare lì.

Matteo Vincenzi