Da Mantova a Tenerife per inseguire i propri sogni: quando le donne non conoscono limiti e confini

BOZZOLO – Laura Nardi, manager per la cultura e il turismo, originaria di Bozzolo, autrice di servizi e progetti culturali e di promozione turistica, ideatrice del gioco “Föra i bèsi” spopolato in tutto il mantovano, oggi vive a Tenerife e ci racconta la sua straordinaria carriera tra l’estero e l’Italia.

Laura, come è nata questa passione per la cultura, la tradizione e il turismo?
«Dopo essermi diplomata qui a Mantova come dirigente di comunità, all’Istituto Mantegna, inizio la mia carriera lavorativa in ambito socio-culturale, ideando servizi e progetti per scuole e biblioteche. Nel mentre approfondisco un’altra passione: l’organizzazione di eventi. Così per alcuni anni lavoro a progetti molto diversi tra loro, che mi portano a fare esperienza negli eventi, nel marketing, nella didattica, nel turismo. Dopo qualche tempo inizio a collaborare ad un progetto culturale e turistico agli albori, quello di valorizzazione di Villa Medici del Vascello, una villa nel cremonese, a pochi chilometri dal confine mantovano, che fu la dimora della Dama con l’ermellino ritratta da Leonardo da Vinci. Una collaborazione all’inizio marginale – ero ancora molto giovane – ma che mi appassiona da subito. A Villa Medici del Vascello giungo, negli anni, a diventare responsabile di tutte le aree di attività, nel mentre mi specializzo come project manager e inizio a lavorare a progetti turistici anche fuori dall’Italia, inizialmente solo negli Stati Uniti. Lentamente mi rendo conto che desidero nuove occasioni per crescere e mettermi alla prova. Di un anno fa il trasferimento a Tenerife, una meta turistica senza basse stagioni, dove ho aperto un mio spazio culturale e avviato un progetto imprenditoriale di gestione case vacanze, oltre a proseguire come consulente per progetti culturali in Italia, USA e Canarie».

Lei è una donna indipendente che vive all’estero. Pensa sia difficile per una donna lasciare il proprio paese e trasferirsi lontano da casa?
«Credo possa essere più semplice per una donna trasferirsi lontano da casa. Nella nostra vita siamo pronte a vivere grandi cambiamenti e a farci scompigliare dagli eventi, pur mantenendo salde le nostre radici: mi viene in mente ad esempio l’esperienza della maternità. Un trasferimento lontano da affetti, abitudini e certezze può spaventare ma, se lo vogliamo, abbiamo tutte le risorse per affrontarlo e guadagnare nuovi traguardi».

É presente la disparità di genere a Tenerife? Nota delle differenze con l’Italia?
«Anche a Tenerife la disparità di genere è un tema caldo, di cui noto si parla moltissimo e in modo molto trasversale con iniziative, dibattiti, progetti scolastici, sportelli al cittadino. Credo che stiano lavorando molto per contrastare la società che qui chiamano “machista”, dal termine “macho”, un termine diffuso a partire dagli inizi del Novecento, che indica la convinzione che l’uomo sia superiore alla donna. Nella politica però, il cambio di passo è già avvenuto e se in Italia Meloni e Schlein hanno fatto notizia nei loro ruoli da leader, in Spagna ormai da diversi anni la numerosa presenza femminile al Governo è una realtà consolidata, tanto che è il terzo Paese al mondo per numero di donne con incarichi governativi».

Si è mai sentita penalizzata per il solo fatto di essere donna?
«Sì, soprattutto in ambito lavorativo. Essere una giovane donna poi, a volte sembra una colpa imperdonabile, e si viene presi di mira da uomini e donne, indistintamente. Un trattamento che sono quasi certa non venga riservato ai coetanei di sesso maschile e che si può fronteggiare ahimé solo con tanta preparazione e carattere. Ricordo con tenerezza che quando avevo poco più di vent’anni e incontravo dei clienti che si stupivano di quanto sembrassi giovane, baravo sull’età, dandomi qualche anno in più per non essere presa sotto gamba. Una cosa positiva è che fare un buon lavoro porta a risultati che non sono opinabili e questo, con gli anni, abbatte la barriera del pregiudizio».

Lei è anche l’autrice di un gioco che a Mantova oramai ha spopolato, “Föra i bèsi”. Come è nata l’idea e quali sogni ha per il futuro?
«Sono sempre alla ricerca di nuove ispirazioni e così nel 2022 scoprii quest’azienda ligure giovanissima che si era lanciata nella creazione di giochi territoriali. Ho subito pensato che Mantova, ricca di storia, di personaggi illustri e di tradizioni salde, fosse la città perfetta dove ambientare un gioco da tavola curioso e divertente, e così ho proposto io a Demoela questa possibilità. Da questa collaborazione è nato “Föra i bèsi”, un Monopoli ambientato nel mantovano che attraverso la contrattazione fa scoprire ai giocatori un territorio incredibile, il suo dialetto, le sue ricette: insomma, li fa viaggiare stando con le gambe sotto a un tavolo! Vederlo nelle case, nelle scuole, nelle biblioteche, nei bed&breakfast del mantovano come strumento simpatico per scoprire la città di Mantova e la sua provincia è stata una grande soddisfazione. Mi piacerebbe continuare a seguire progetti in Paesi diversi, in modo da unire e mescolare esperienze e tendenze. Vorrei, come faccio oggi, continuare a coltivare i progetti a cui sono affezionata ma allo stesso tempo riuscire a non rinunciare alla ricerca continua per avere nuovi stimoli e offrire sempre visioni nuove ai miei clienti. Ultimamente ho organizzato per il Vice Consolato d’Italia in Spagna un evento celebrativo su Italo Calvino: poter raccontare l’Italia e gli italiani fuori dai suoi confini è un’altra cosa che mi appassiona e che mi piacerebbe continuare a fare».

Cecilia Frignani

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